Questa presentazione (riprodotta anche in formato audio) scritta dal presidente Daisaku Ikeda, è stata pubblicata sul volume antologico Buddhist Peacework. Creating Cultures
of Peace (Wisdom Publications, Boston 1999) curato da David W. Chappell, professore di Religione all’Università delle Hawaji. Vengono delineati i caratteri essenziali della Soka
Gakkai come movimento buddista per la pace di respiro internazionale, i suoi principi ispiratori e alcune tra le attività che la hanno maggiormente caratterizzata come scuola buddista impegnata
nel dialogo su scala mondiale.
Il racconto di Ikeda inizia nel 1974, un anno prima della fondazione della Soka Gakkai Internazionale, con la sua prima visita in Cina e il suo incontro con Tsu-Enlai cui seguirà a breve
una visita in Urss, come primi esempi eclatanti della “diplomazia del cittadino comune” basati sulla convinzione che sia sempre possibile
trovare un terreno condiviso attraverso il dialogo. Egli cita poi la rivoluzione umana dell' individuo come motore di ogni cambiamento e fulcro delle attività buddiste della Soka Gakkai, e
descrive le piccole riunioni di discussione organizzate settimanalmente in tutto il mondo dove i partecipanti prendono coscienza della necessità di un impegno individuale nelle loro comunità di
vita e sviluppano una consapevolezza personale sempre maggiore sulla strada della pace.
COMPASSIONE, SAGGEZZA E CORAGGIO:
LE PAROLE CHIAVE DELLA PROPOSTA DI PACE 2013
Daisaku Ikeda ha pubblicato in Giappone il suo testo annuale, che tra le altre cose pone l’accento sull’abolizione delle armi nucleari e il dialogo tra Cina e Giappone
29/01/2013: Il 26 gennaio, come ogni anno dalla fondazione della Soka Gakkai Internazionale (SGI) nel 1975, Daisaku Ikeda ha pubblicato la sua 31° proposta annuale di pace dal
titolo Compassione, saggezza e coraggio, così si costruisce una società globale per una coesistenza creativa e pacifica.
In questo scritto Ikeda pone l’accento sulla centralità della dignità della vita e richiede azioni precise per l’abolizione delle armi nucleari. Richiama l’attenzione sul tema della povertà come
argomento centrale dei diritti umani e prende in considerazione le possibili strategie per migliorare il dialogo fra la Cina e il Giappone.
Per dare concretezza al rispetto per la vita il presidente Ikeda propone tre principi guida generali: condividere le gioie e le sofferenze altrui, avere fiducia nelle illimitate risorse della
vita, difendere e valorizzare le differenze. Nello specifico, sottolinea come il dialogo e l’introspezione siano i mezzi atti a diffondere l’empatia e promuovere una cultura di pace. Ikeda
osserva che, dal momento che l’identità umana è molto articolata, «c’è sempre la possibilità che negli scambi interpersonali diretti si trovino punti di contatto e di comprensione
reciproca».
In termini di misure concrete, accoglie con favore gli sforzi compiuti dalla Norvegia e dalla Svizzera che evidenziano quanto le armi nucleari siano potenzialmente devastanti per l’umanità e si
augura che il Giappone, in quanto unico paese al mondo ad esserne stato colpito, sostenga tali sforzi. Ikeda rinnova il suo appello per la stesura e l’adozione di una Convenzione per l’abolizione
totale delle armi nucleari di sterminio di massa. Propone inoltre per il 2015, in occasione del 70° anniversario del bombardamento atomico su Nagasaki e Hiroshima, di tenere un Summit dei G8
esteso anche ad altri paesi in una di queste due città, per rinnovare l’impegno all’abolizione delle armi nucleari da parte dei leader mondiali.
Dal momento che quest’anno segna il 65° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, Ikeda chiede che si presti attenzione con la massima urgenza al tema della povertà nella
prospettiva dei diritti umani, sottolineando l’esigenza di implementare in ogni paese un Piano di protezione sociale per mettere in grado chi vive in condizioni di estrema povertà di riacquistare
dignità. Chiede inoltre che venga attuato un piano globale per l’educazione e la formazione ai diritti umani.
Sostenendo l’amicizia fra Cina e Giappone da quarantacinque anni, Ikeda lamenta il recente deterioramento delle relazioni tra i due paesi, ma rigetta ogni pessimismo al riguardo. Dal momento che
nel corso degli anni sono stati coltivati profondi rapporti di amicizia, richiama i due paesi a riconfermare il loro impegno nei due punti chiave del Trattato di pace e amicizia del 1978:
astensione dall’uso della forza e divieto di competizione per l’egemonia territoriale.
Ikeda propone un forum ad alto livello per il dialogo Cina-Giappone e il congelamento di ogni qualsivoglia atto di provocazione. L’impegno ad analizzare con franchezza le motivazioni del recente
dissenso potrebbe produrre un acceso dibattito, ma potrebbe anche essere utile a individuare le ragioni reciproche. La fiducia può essere ricostituita solo attraverso l’unione degli sforzi volti
alla soluzione dei problemi comuni, perciò Ikeda propone che Cina e Giappone diano il via a un organismo per la cooperazione ambientale in Asia Orientale. Tale organismo «darebbe ai giovani di
entrambi i paesi la possibilità di lavorare fianco a fianco per un obiettivo comune»